L’uomo che ha portato l’irezumi in italia

Il tatuatore che ha portato l’Irezumi in Italia

 

Una conversazione di Margarita Smirnova con Claudio Pittan

Nel mondo del tatuaggio moderno, i tatuaggi giapponesi sono emersi come una forma d’arte molto attraente, fondendo disegni complessi e caratteristici con un profondo simbolismo culturale. Ho avuto il privilegio di intervistare Claudio Pittan, un celebre tatuatore la cui maestria in questa antica tradizione ha ottenuto riconoscimenti a livello internazionale. In questa intervista, Claudio condivide il suo percorso avventuroso e le sue intuizioni nel mondo dei tatuaggi giapponesi moderni. Nel 1983, il diciassettenne Claudio Pittan scoprì il tatuaggio vivendo in una società dove era ancora considerato anticonformista e ambiguo. Diventato un punk rocker, Claudio si immerse in una pulsante sottocultura, che rivalutava la pratica del tatuaggio. A quei tempi, la comunità dei tatuatori operava in segreto, con un senso di ostilità verso i nuovi arrivati ​​che desideravano imparare il mestiere. Le informazioni disponibili e i negozi aperti al pubblico erano rari, e con un aura di mistero che rendeva il processo di apprendimento una missione quasi impossibile.

Come è nata la tua passione per i tatuaggi e per gli irezumi in particolare?

La mia passione per i tatuaggi è nata durante la mia adolescenza negli anni ’80. Frequentavo centri sociali, il mondo alternativo. All’ inizio vedevo i tatuaggi come una forma di ribellione, un modo per sfidare le norme sociali. Tuttavia, mentre completavo la mia educazione artistica, ho riconosciuto i tatuaggi come una forma contemporanea di espressione individuale. Il tatuaggio, con un disegno creato unicamente per la persona che lo portava, diventava un’opera unica. Una performance d’autore. È stato durante questo periodo che ho riscoperto il ruolo dell’arte giapponese all’interno del mondo dei tatuaggi. Questo valore dell’Irezumi, considerato da tutti la forma di tatuaggio più “elevato”, suscitò in me un grande interesse e una ispirazione nel mio percorso artistico.

Come vedi la modernizzazione dei tatuaggi tradizionali giapponesi nel mondo occidentale?

Riflettendo sul panorama mutevole dei tatuaggi, osservo uno spostamento dell’attenzione del pubblico sull’esteriorità della figura nell’Irezumi, allontanandosi dal suo significato intrinseco. Cioè: so, e mi piace, cosa rappresenta quell’immagine. Sostituito dall’attrattiva estetica, cioè: mi attira il disegno, ma non so cosa vuol dire.
Mentre gli appassionati di tatuaggi contemporanei spesso cercano disegni piccoli e visivamente accattivanti, esiste un sottogruppo di appassionati che approfondisce il significato dell’Irezumi. Alla ricerca di tatuaggi che seguano la morfologia del corpo e che abbiano un loro profondo simbolismo. Claudio descrive i suoi tatuaggi come eleganti, liberi da volgarità, violenza o eccessi. Nel tatuaggio tradizionale giapponese viene mantenuto un delicato equilibrio, giustapponendo elementi come rudi guerrieri con delicati fiori per creare un’armonia. Abbondano i riferimenti culturali, tratti da letteratura cinese e giapponese. Sono presenti figure religiose e creature mitiche che simboleggiano protezione e grazia. Inoltre, il posizionamento dei tatuaggi aderisce alle usanze giapponesi, evitando aree visibili come le mani, il collo o il viso.

Dice Claudio Pittan:
L’Irezumi è come un vestito. I bordi del disegno finiscono con contorni precisi come fossero una camicia e dei pantaloni. I disegni non sporgono dai vestiti e seguono la forma del corpo. Il viaggio di Claudio lo ha portato in Giappone, dove ha cercato di farsi tatuare dal leggendario maestro Horiyoshi III. Il massimo rappresentante vivente di questa arte. Questo soggiorno di due mesi in Giappone ha avuto un impatto profondo sul suo approccio artistico, impregnando il suo lavoro di una nuova profondità e significato.

Come fu il tuo approccio con il mondo dell’Irezumi?

Quando andai a tatuarmi da Horiyoshi III espressi il mio desiderio di diventare un tatuatore tradizionale giapponese. Il maestro mi rispose “E’ molto difficile”. Più tardi appresi che le sue parole erano il modo giapponese di dire educatamente “no”. Poi, durante l’esecuzione del mio tatuaggio, mi spiegò che per perseguire questo percorso è necessario possedere una profonda conoscenza della mitologia, delle leggende, dei racconti popolari, delle filosofie religiose. Inoltre, è necessario avere conoscenza dei vari stili dell’arte giapponese e delle opere dei suoi esponenti di spicco. In sostanza, Horiyoshi mi trasmetteva l’idea che, come straniero, sarebbe stato fondamentale sviluppare una profonda conoscenza dell’arte e della cultura giapponese prima di poter anche pensare di diventare un maestro Irezumi.

Si dice che tatuatori di Irezumi in Giappone siano frequentati dalla Yakuza, la famosa associazione criminale, e per questo operano in uno stato di clandestinità. I laboratori sono nascosti e non accessibili al pubblico E’ ancora così?

Voglio raccontare la mia esperienza: negli anni ’90 andai in Giappone con la mia compagna Betty dopo avere preso un appuntamento con colui che avevo scelto per maestro: Horiyoshi III. Appena arrivati all’aeroporto di Tokyo incontrammo le prime le difficoltà: la maggioranza dei giapponesi non parlava inglese, era difficile comunicare con loro, anche solo per prenotare l’hotel. Il giorno dopo l’arrivo avevo il primo appuntamento con Horiyoshi a Yokohama. Prendemmo il treno e poi un taxi per arrivare allo studio del maestro. Con nostra sorpresa il tassista ci disse che ci avrebbe portato nella zona richiesta ma non davanti allo studio: le vie non esistevano, l’indirizzo indicava solo il nome del quartiere e il numero della casa, che variava per la sua età. Il tassista non voleva passare il giorno a cercare il numero civico e ci disse di chiedere ai passanti ulteriori indicazioni. Scesi dal taxi iniziammo a cercare lo studio, con la mappa della città in mano. Non passava un’anima viva. Poco dopo ci rendemmo conto che ci eravamo persi. Sudati, ci trascinavamo sotto il sole di agosto. “Claudio ma lo sai dove cavolo stiamo andando?” “Stiamo andando da Horiyoshi, dove ho l’appuntamento.”
“E sei sicuro che siamo sulla strada giusta?”
“Ma cosa ti devo dire! In questo pazzo paese le vie non hanno un nome e i numeri sono messi a caso!”
Arrivammo davanti a un bar, dove la statua di un gattone gigante agitava la manina. Entrammo a cercare riparo. “Allora muoviti, chiedi la strada al barista!” disse Betty. Il barista, dietro il bancone si avvicinò, e mi parlò in giapponese. “Cosa ha detto Claudio?” “Ma secondo te io lo so il giapponese?” “Sei tu il fissato col Giappone e tutto quello che lo riguarda. Datti una mossa o me ne vado!”
Non sapevo la lingua ma ci provai. Appoggiai la mappa sopra il bancone, dove c’era l’indirizzo di Horiyoshi. “Sai come si arriva qui?” chiesi in inglese. Il barista sorridendo scosse la testa. “Va bene, qui nessuno ci capisce. Andiamo Betty, cerchiamo qualcun altro” Un anziano con corti capelli grigi e un pò curvo si avvicinò a me e indicò la mappa che avevo in mano. “Betty questo vecchietto ci vuole aiutare” “Speriamo che ci stia tutto con la testa.” Disse lei “ll vecchio ci fece cenno di seguirlo.
Camminammo per un po’, ci portò in una stradina, si inchinò e andò via. Non si vedeva da nessuna parte lo studio di Horiyoshi..
“Se non arrivo in orario all’appuntamento io muoio. In Giappone arrivare in ritardo è una grandissima offesa.” Betty non mi rispose, guardava in aria con le braccia incrociate. In quel momento passò un tipo che andava di fretta. Lo guardai, era vestito come Al Capone. Sembrava un membro della Yakuza, famosi per essere completamente tatuati. Forse stava andando da Horiyoshi, pensai. Decisi di inseguirlo. Poco dopo lo Yakuza si fermò e si voltò. Si era accorto che lo seguivamo.
Mi fissò in volto con la faccia brutta, disse qualcosa in tono minaccioso. Intorno a noi, nessuno. Infilò la mano sotto la giacca, come per afferrare “qualcosa”.
Betty, pallida, si aggrappò a me sibilando “Claudio che cosa cavolo ti è venuto in mente?” Non sapevo che fare, mi venne un’idea disperata, sollevai il braccio e gli indicai il mio tatuaggio. Lui socchiuse gli occhi, una cicatrice gli segnava il viso. Mi fissò per un momento e disse “Irezumi!”. Io feci sì con la testa. Sorrise. Betty svenne. Aiutai Betty a rialzarsi. Ci fece cenno di seguirlo e, attraversando un labirinto di vicoli, ci portò finalmente allo studio del Maestro. Il viaggio artistico di Claudio Pittan nel mondo dei tatuaggi giapponesi moderni è una testimonianza della natura in evoluzione di questa appassionante forma d’arte. Con la sua enfasi sull’eleganza discreta e sul profondo significato culturale, Claudio continua a mantenere una qualità indelebile sul tatuaggio moderno in Occidente.

E’ stato difficile imparare ciò che il Maestro Horiyoshi riteneva fondamentale. Cioè l’aspetto culturale dell’Irezumi?
Voglio accennare alla ricchezza dei soggetti presenti nell’Irezumi. Per esempio i personaggi che abitualmente portano sulla pelle i tatuati giapponesi rappresentano il folklore popolare: folletti, creature magiche, mostri e spiriti. Altri personaggi sono protagonisti di famose opere letterarie come il romanzo cinese Suikoden, uno dei quattro grandi romanzi classici cinesi. Così importante che viene studiato nelle scuole superiori. Altre immagini che arricchiscono la scelta di soggetti da tatuarsi sono: famosi guerrieri, monaci, principesse, e divinità, oltre a personaggi di drammi e opere del teatro Kabuki e Noh. Ho studiato per trent’anni la cultura giapponese per imparare che il periodo in cui è ambientato l’Irezumi è il Giappone antico. Un periodo oscuro, anche per buona parte dei Giapponesi, di cui conoscono poco. Non esistono libri che raccolgono insieme tutte le informazioni su questi personaggi, li ho quindi cercati uno per uno. Alcune volte leggendo libri, copioni teatrali, saggi sulla religione. Altre volte guardando antichi film giapponesi. Tutto questo, comunque riportato in lingua inglese. Spesso lo sforzo è stato capire la verità tra le notizie diverse riportate sullo stesso personaggio o sulla stessa storia. Sono stato guidato dalla passione e dal desiderio di condividere la bellezza l’eleganza e il profondo significato dell’Irezumi.

Cosa vuoi dire a chi si affaccia a questa forma d’arte?

Il viaggio nella comprensione dell’Irezumi può durare molto tempo. Può farci scoprire nuove culture, far avere incontri interessanti, farci conoscere anche parti di noi stessi che non sospettavamo di avere. L’incontro con una civiltà così differente, a mio parere una delle società più aliene che ci siano per noi occidentali, ci fa scoprire nuove cose. Alcune possono essere belle. Altre brutte. Sicuramente oltre che un viaggio nell’arte quello che si intraprende è un viaggio in un mondo nuovo che porterà dei cambiamenti anche in noi stessi.

Quindi per te è stato un percorso formativo?

Certo. Ho conosciuto molte persone quando sono stato in Giappone e poi ho frequentato altri giapponesi in Italia. Ho letto varie cose sulla loro filosofia e modo di vivere. Tutto questo mi ha influenzato. Ma non sono diventato un fanatico del Giappone. O forse lo ero un po’ quando ero all’inizio! (ride) Ho riscoperto valori e arte della nostre civiltà. Tutto ciò è stato molto interessante e le scoperte continuano anche oggi a trent’anni di distanza.

Che augurio fai ai tatuatori che vogliono prendere questa strada?

Non accontentatevi di copiare disegni o tatuaggi giapponesi senza sapere cosa significano! Ora esistono molte più informazioni e il mondo del tatuaggio non è più chiuso come una volta. Sicuramente lo è ancora in Giappone, ma un po’ alla volta si capisce dove andare a cercare le informazioni giuste, e si apre davanti a noi una cultura affascinante, e una possibile crescita personale. Perchè ignorarla, e privarsi di questo grande piacere?

 

 

Grazie mille a Claudio Pittan per il suo tempo.
Margarita Smirnova Giugno 2023